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rottami di alluminio le difficoltà dell'export
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Perché il rottame di alluminio scarseggia e quali conseguenze per il prossimo futuro?

L’impressione che aleggia fra chi lavora con i rottami di alluminio è di una loro scarsa disponibilità rispetto agli anni precedenti. In compenso, la domanda sta crescendo.

Domanda in aumento ma carenza di alluminio secondario

rottami alluminio i problemi creati dal CBAM

Cina e India, ormai da diversi anni, hanno esteso la domanda di rottami di alluminio (così come di altri materiali) all’Europa, praticamente prosciugando la disponibilità di materiali secondari per i produttori locali. Una volta acquistati i rottami di alluminio, essi vengono selezionati e smistati fra i produttori di queste nazioni che li lavorano in maniera molto efficace. Sebbene in maniera a volte rudimentale, la lavorazione di rottami in alluminio da parte di indiani e cinesi è talmente accurata che gli operatori di queste nazioni riescono a restituire qualità anche all’alluminio secondario più “sporco”.

È l’approvvigionamento da parte dei Paesi dell’Est a stendere un alone di incertezza sugli operatori di settore, perché se la domanda crescesse, come sembra dover fare nel futuro più prossimo, mancherebbe la materia prima.

Rottami di alluminio e CBAM: ci sarà alluminio secondario per tutti?

Alla domanda crescente di rottami di alluminio proveniente dall’Est risponde, in Europa il CBAM, ovvero la normativa europea che richiede un preciso adeguamento del carbonio alle frontiere. Se, attualmente, il CBAM è solo in fase transitoria, a partire dal 2026 sarà in vigore a tutti gli effetti, complicando, non poco, la vita agli importatori di alluminio. Se non potrà essere importata una buona quantità di alluminio dall’estero, gli europei si rivolgeranno inevitabilmente ai produttori e agli operatori di rottami locali. A questo punto, la domanda sarà: ci saranno abbastanza rottami per tutti?

Meno rottame? Colpa dell’alluminio green

alluminio green un pericolo per i rottami ferrosi

La recente e sempre più crescente di alluminio secondario non viene solo dalla maggiore richiesta di rottame di alluminio da parte dei Paesi dell’Est ma anche dalla spinta dei produttori di alluminio primario verso l’alluminio green. Per ottenerlo, i produttori cominciano sempre più spesso a usare gli scarti, anche quelli che negli anni precedenti erano considerati come di qualità troppo scarsa per essere inviati alle fonderie. L’utilizzo degli scarti, oggi, sottrae una parte di alluminio consistente per gli operatori di rottami.

Prezzi dei rottami di alluminio in aumento per il conflitto nel Mar Rosso

La richiesta dei compratori che hanno base nei Paesi dell’Est non si è bloccata neppure dinanzi alla crisi del Mar Rosso. Nonostante i costi di trasporto più elevati, infatti, gli acquirenti indiani hanno continuato a fare offerte molto aggressive per potersi aggiudicare il rottame d’alluminio. Ciò non ha, pertanto, interrotto, secondo Argus Worlwide Corp., la crescita dei prezzi già avviata nel 2021, quando per la prima volta si è raggiunta la cifra record di 1,1 milione di tonnellate di rottami di alluminio esportati dall’Europa verso l’Est. Di questi, quasi 300.000 hanno viaggiato verso l’India. Sempre l’India ha mantenuto alto il suo ruolo di protagonista fra gli importatori internazionali di rottami in alluminio anche nel 2022, raggiungendo la soglia di quasi il 16% delle importazioni mondiali di alluminio secondario per una cifra pari a quasi 4 miliardi di dollari.

Quest’intromissione così massiccia degli asiatici nel mercato europeo non ha fatto altro che dare un taglio netto ai profitti dei produttori europei di leghe d’alluminio, tanto che il costo dei rottami di alluminio è cresciuto molto più di quello delle leghe. I prezzi mostrano di persistere nella crescita anche per il 2024, tanto che la lastra bianca oggi vale quasi 1.600€ a tonnellata mentre il carter quasi 1.700€.

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L’AI di Gates e Bezos scopre una miniera di rame in Zambia

Una miniera di rame in Zambia: enorme, forse una delle più estese e di maggior qualità del mondo. È questo che l’AI di Kobold Metals ha individuato in uno dei paesi più ricchi, dal punto di vista minerario, dell’Africa. La notizia, riportata da Quartz e poi rimbalzata in Italia, apre una finestra concreta sul modo in cui il mondo sta cambiando grazie all’intervento dell’Intelligenza Artificiale.

KoBold Metals: la scoperta della miniera di rame in Zambia

Specializzata in raccolta di immagini satellitari, KoBold Metals, per il rilevamento di potenziali miniere di cobalto, litio, rame e nichel, la società ha operato negli anni incrociando i dati delle immagini da satellite con i risultati delle perforazioni. L’aggiunta di sistemi basati sull’intelligenza artificiale ha consentito a KoBold Metals di creare vere e proprie mappe della crosta terrestre per individuare alcuni dei minerali più importanti per la realizzazione di una piena transizione energetica. Sono 60 i siti che KoBold Metals esplora in tre Continenti: la spesa annua sostenuta è di 60 milioni di dollari. Per raggiungere l’obiettivo in Zambia, invece, ha speso (almeno sino a ora) 200 milioni di dollari.

KoBold Metals: chi ha scoperto la miniera di rame in Zambia

KoBold Metals è una startup tesa alla ricerca di depositi minerari, fondata da Bill Gates e Jeff Bezos. In un’epoca in cui le società dei cinque continenti hanno sempre maggior bisogno di materiali per portare a termine la transizione energetica, la scoperta di un giacimento di rame di dimensioni enormi, è cruciale in diversi settori a partire dalle energie rinnovabili per proseguire con i veicoli elettrici.

Miniera di rame in Zambia: una scoperta sostenuta da una cordata di investitori

Josh Goldman, presidente della KoBold Metals, è sostenuto in questa impresa da molteplici finanziatori, primo fra tutti il fondo Breakthrough Energy Ventures, che ha preso forma nel 2015 per promuovere la transizione energetica e sostenere la tecnologia. A dar vita a questo fondo e a finanziarlo è stato il fondatore di Microsoft, Bill Gates. Tra gli altri finanziatori compaiono anche Jeff Bezos, titolare di Amazon, Ray Dalio, dirigente di Bridgewater Associates, e Richard Branson, fondatore del Virgin Group.

KoBol Metals pronta a sottrarre il primato a Ivanhoe Mines?

In un’intervista rilasciata da KoBold Metals alla CNBC, la società è certa che la miniera di rame scoperta in Zambia è destinata a prendere il posto della ben nota miniera di Kamoa-Kakula, nella Repubblica Domenicana del Congo. Gestita da Ivanhoe Mines, la miniera di rame in Congo è considerata da sempre come una delle più importanti per quantità e qualità di rame contenuto. la miniera Mingomba, in Zambia, è però destinata a prenderne il posto, trasformandosi nella miniera di rame high grade più rilevante del Pianeta, tanto per estensione del giacimento che per qualità del minerale.

L’AI: una risorsa per l’umanità?

La società KoBold Metals, i suoi intenti e i suoi risultati, costituiscono un grande esempio di come il lavoro sinergico di diverse tecnologie possono condurre alla scoperta di risorse naturali essenziali per la sopravvivenza del Pianeta e, quindi, dell’uomo. L’uso dell’AI per la mappatura della crosta terrestre e dei depositi di minerali in essa contenuti, infatti, ha permesso alla società di Gates e Bezos di trovare anche altri minerali, quali, nichel, cobalto e litio.

Una grande opportunità di crescita per lo Zambia

La scoperta della miniera di rame Mingomba non costituisce un’opportunità economica solo per la KoBold Metals ma anche per lo Zambia. Il Paese, infatti, potrebbe essere identificato come produttore globale di rame e veder migliorare i livelli di stabilità economica e lo sviluppo generale della popolazione. Sostenuta oltre che dal fondo Breakthrough Energy di gates e Bezos, anche da Andreessen Horowitz di Equinor, KoBold Metals potrebbe anche cominciare a produrre il rame estratto entro i prossimi 10 anni, trasformandosi in attore chiave per la produzione e distribuzione di rame nel mondo.

Chi ha inventato l’acciaio inox? La storia di uno dei materiali più sostenibili del pianeta

L’acciaio inox è uno dei materiali più utilizzati in ogni settore produttivo, ma conosci la sua storia?

L’invenzione dell’acciaio

Il brevetto per l’invenzione dell’acciaio inox risale al 1872, a nome di Woods e Clark, due ricercatori inglesi che durante le loro sperimentazioni di accorsero che aggiungendo una parte di cromo alla ormai comune lega di ferro e carbonio, si otteneva un materiale nuovo, capace di resistere alla ruggine.

Le ultime scoperte

Nonostante il brevetto risalga al 1872, recentemente lo scienziato e ricercatore Rahil Alipur, dell’University College di Londra ha scoperto che già nel X secolo, i persiani, utilizzavano una lega con caratteristiche molto simili all’acciaio inox. Durante le ricerche e le relative analisi dei manufatti ritrovati a Chahak, in Persia, Rahil Alipur ha identificato la ricetta per la creazione di questo speciale acciaio, scritta all’interno di un manoscritto datato 900/1000 d.C. All’interno del manoscritto si parla di un ingrediente segreto capace di rendere l’acciaio più resistente e longevo nel tempo. Tale ingrediente è stato identificato da Alipur come la cromite, una materia molto ricca di cromo. I manufatti analizzati, infatti, contengono una percentuale di cromo compresa fra l’1 e il 2%. Sebbene tale percentuale sia molto inferiore rispetto a quella utilizzata oggi, essa conferisce comunque alla lega una buona resistenza tanto alla ruggine quanto all’ossidazione.

L’invenzione dell’acciaio inox moderno

Dal momento del brevetto si dovettero attendere circa 40 anni per veder comparire i primi prodotti in acciaio. Solo ai primi del ‘900, infatti, Harry Brearley, chimico inglese al lavoro presso i laboratori di Brown Firth a Sheffield, eseguì una ricerca sui punti di erosione dell’acciaio, per risolvere il problema del suo utilizzo nelle canne di fucile. Il dott. Brearley sapeva già che aggiungendo un’ulteriore parte di cromo alla lega di acciaio inventata da Woods e Clark, si innalzava il punto di fusione del materiale, ma lui riuscì a stabilire con estrema precisione i diversi punti di fusione e i relativi quantitativi di cromo all’interno della lega d’acciaio. Per raggiungere questo risultato, il dott. Brearley si trovò a dover esaminare la microstruttura del materiale e quindi lucidarlo ed eseguire un etching, ovvero un trattamento chimico grazie al quale è possibile rimuovere strati del materiale e quindi, conoscere anche gli elementi chimici coinvolti. Per eseguire l’etching sull’acciaio si utilizzò una soluzione standard a base di acido nitrico e alcool.

L’utilizzo di tale soluzione permise al dott. Brearley di constatare che alcuni dei campioni sottoposti ad analisi non corrodevano a contatto dell’acido nitrico né arrugginivano se lasciati all’aria aperta, anche dopo giorni alla mercé degli agenti atmosferici. I campioni d’acciaio risultavano brillanti e privi di qualsivoglia segno di ossidazione. Sebbene involontariamente, il dott. Brearley aveva dato vita al primo acciaio inossidabile e, grazie all’etching a base di acido nitrico, aveva sottoposto la sua lega anche a passivazione.

Oggi, infatti, l’acciaio inox presenta un alto contenuto in cromo (almeno il 10,5%) e viene passivato per assicurare la sua resistenza alla corrosione e alla ruggine. Le ricerche di Brearley portarono alla nascita della prima industria sulla studio dell’acciaio inox della storia proprio nelle aree intorno a Sheffield.

Perché l’acciaio inox è sostenibile?

Dai persiani e dalle prime leghe d’acciaio, sino al dott. Brearley e alla formulazione dell’acciaio inox odierno, è trascorso più di un millennio. Oggi, questo materiale è considerato fra i più sostenibili per diverse ragioni, tutte legate alle sue caratteristiche intrinseche,

  1. Resiste bene a qualsiasi temperatura e non subisce le escursioni termiche
  2. Non necessita di manutenzione
  3. È longevo
  4. Non corrode né arrugginisce
  5. Non si danneggia

Grazie a queste sue peculiarità, l’acciaio inox ha, già di per sé, un ciclo di vita molto lungo e non necessita di essere sostituito. Ciò significa che ricorrendo all’acciaio inox si evita di produrre rifiuti, proprio perché prima di considerare il suo ciclo di vita concluso possono trascorrere anche decenni. È difficile quantificare l’esatta durata dell’acciaio inox perché dipende dall’uso che se ne fa, dalla tipologia di acciaio inox scelto e dall’esecuzione o meno di una manutenzione.

Il riuso dell’acciaio inox

Ciò che si può affermare con certezza è che l’acciaio inox è un materiale circolare e molto longevo. I componenti in acciaio inox mantengono inalterate le loro proprietà e possono essere rigenerati all’infinito. La Fondazione Promozione Acciaio sostiene che l’acciaio inox sia un materiale permanente riciclabile al 100% senza che, in ogni processo di rigenerazione, perda le sue proprietà.

Rifondendo l’acciaio inox, infatti, non si perdono le sue caratteristiche principali ovvero la duttilità, la formabilità e la resistenza. I legami metallici di questa lega si ripristinano a ogni ri-solidificazione. Una volta demoliti e recuperati, i componenti in acciaio possono essere riciclati per dar vita a tubi, lamiere, barre e componenti destinati agli usi più disparati.

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Ottone Ecobrass: l’ottone sostenibile

Rubinetteria e tubazioni di raccordo, negli ultimi anni, hanno fatto passi da gigante nel solco della sostenibilità ambientale. In particolare, a cambiare sostanza, più che forma, sono state le valvole prodotte in Ottone Ecobrass, ovvero in una lega che si è dimostrata sin da subito molto rispettosa dell’ambiente oltre che soddisfare, in toto, tutti i requisiti di Legge e Igiene, previsti in ogni parte del mondo.

Ecobrass: cosa significa ottone sostenibile

L’Ecobrass è un particolare tipo di ottone, denominato CW724R ma conosciuto anche come CUPHIN® oppure Ecosi. Questa lega presenta una percentuale risicabile di piombo, un elemento identificato come inquinante. Proprio per questa ragione, i diversi settori produttivi che sino a qualche anno fa hanno lavorato con il piombo, dal momento del suo riconoscimento come materiale inquinante, hanno tentato in ogni modo di sostituirlo con altre materie prime meno o per nulla dannose alla salute dell’uomo o dell’ambiente.

Perché il piombo è pericoloso: le ragioni per cui molti settori hanno dovuto accantonarlo

Le autorità sanitarie europee, dopo aver accertato i rischi del piombo, hanno sottolineato più e più volte quanto fosse necessario ridurre al minimo le concentrazioni di piombo in tutti i settori produttivi. L’uso del piombo, in particolare è vietata in settori come quello alimentare, in altri è stato fortemente richiesta la limitazione del suo uso, come in vernici e giochi dell’infanzia, oppure in benzine e inchiostri, ma anche in leghe realizzate per le saldature e tubazioni e condotte.

La regolamentazione del piombo

L-Architects 20200207 ECHA, Helsinki

Gli effetti dannosi del piombo non si ripercuotono solo sull’ambiente ma anche sull’uomo, inficiandone la salute. Gli Stati Uniti, per primi hanno puntato il dito contro il piombo e, nei primi anni ’90, hanno emanato la NSF 61, ovvero una normativa in merito alla valutazione della presenza di metalli pesanti nell’acqua potabile. Oltre al controllo dei metalli pesanti nell’acqua potabile gli USA hanno imposto nuove regole in merito alla produzione di raccordi idraulici mediante il Safe Drinking Water Act. Il Safe Drinkinf Water Act ha fissato a 0,25%, la soglia massimo di piombo possibile all’interno di connettori destinati alle tubazioni idrauliche.

Rispetto agli Stati Uniti, l’Europa non ha risolto completamente il problema del piombo. Se da un lato, infatti, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, in acronimo ECHA, abbia messo a punto un’apposita banca dati denominata SCIP, per mappare tutte le sostanze nocive o potenzialmente tali, presenti nell’acqua, e nonostante la Direttiva della Comunità Europea 98/83 abbia definito la soglia di piombo ammissibile nell’acqua potabile a 10 μg per litro d’acqua, la sua effettiva realizzazione si è fermata dinanzi a un necessario ammodernamento di tutte le tubazioni. Infatti, le tubazioni idrauliche presenti in Italia, così come quelle esistenti nel resto d’Europa, hanno impianti che risalgono agli anni ’50.

Dall’esigenza di risolvere il problema del piombo e ottenere una lega sostenibile dal punto di vista ambientale e umano ha dato vita all’ottone Ecobrass, che ha preso forma grazie all’unione di ricerche e sperimentazioni realizzate in ogni parte del mondo. L’ottone Ecobrass oggi è stato approvato e normato dai regolamenti dell’Unione Europea EN 12163 e 12168 mentre in America è riconosciuto con la sigla UNS C69300. L’ottone sostenibile in Europa, invece, corrisponde alle sigle CW724R e CuZn21Si3P.

Ottone Ecobrass: cos’è?

L’ottone Ecobrass possiede una concentrazione di piombo inferiore allo 0,1%. All’interno dell’ottone Ecobrass, anziché il piombo i produttori utilizzano fosforo e silicio: questi due elementi, assieme, riducono la suscettibilità, tipica dell’ottone, a tensocorrosione e dezincificazione. Quest’ottone ecosostenibile può essere forgiato, lavorato, ma anche stampato a freddo. Fra le caratteristiche ascrivibili all’ottone Ecobrass ve ne sono molte simili, dal punto di vista meccanico, a quelle dell’acciaio. A differenza dell’acciaio è più produttivo oltre ad assicurare un risparmio sui costi di produzione, visto il ricavo che si può ottenere dai trucioli.

I vantaggi dell’ottone Ecobrass

Scegliere l’ottone Ecobrass per le proprie lavorazioni industriali significa optare per un materiale estremamente vantaggioso, sotto diversi punti di vista.

  • Materiale ecologico. L’Ecobrass è riconosciuto come un ottone sostenibile, tanto da poter essere lavorato all’interno di sistemi di recupero dei materiali a ciclo completo. All’interno di questi sistemi agisce anche Ecoschino.
  • Risparmio energetico. Produrre Ecobrass significa spendere una quantità inferiore di energia rispetto a quella necessaria per la produzione dell’ottone tradizionale.
  • Resistenza alla corrosione. Fosforo e silicio, ovvero i materiali che sostituiscono il piombo, riducono per un verso la suscettibilità alla corrosione e aumentano la resistenza all’appannamento. Per questa ragione l’ottone Ecobrass risulta indicato per molteplici applicazioni in ambito industriale.
Mercato dei rottami ferrosi Assofermet
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Rottame ferroso, il mercato: Assofermet è ottimista

Mercato dei rottami ferrosi Assofermet

La nota di mercato rilasciata da Assofermet l’11 dicembre 2023 evidenzia una lieve ripresa del mercato dei rottame ferroso. Infatti, in generale, c’è stato un significativo incremento dei prezzi dei rottami metallici, con acquisti corposi da parte dei protagonisti del mercato mondiale.

La situazione del rottame ferroso nel mercato nazionale

La domanda dei rottami ferrosi in Italia per tutto il mese di novembre 2023 è cresciuta, tanto da assicurare la ripresa dei prezzi. Restano alcuni deficit di disponibilità dei rottami e, soprattutto, dubbi su quale sarà il costo dei prodotti finiti per le acciaierie. Pertanto il sentimento comune è quello che punta alla prudenza, che scaturisce non solo dalla scarsità dei rottami ferrosi e non ferrosi e dalle incertezze sui costi, ma anche sulle attuali difficoltà dei trasporti, sulla scarsa visibilità delle produzioni e su ciò che potrebbe succedere nel caso in cui le richieste da parte della produzione dovessero aumentare.

La situazione del mercato internazionale: prezzi in crescita

Il prezzo del rottame ferroso è cresciuto anche nei diversi Paesi europei. Difatti, la ridotta offerta di rottami da un lato e quella della produzione di acciaio dall’altro hanno spinto il rottame in Turchia verso un guadagno netto di 40/50 dollari a tonnellata in più rispetto a quanto era stato registrato nel mese di ottobre. A sostenere la situazione del mercato sono stati:

  • una maggiore domanda di prodotti lunghi
  • la scarsa disponibilità di rottami
  • l’aumento dei prezzi del noleggio

Situazione diversa si registra in Asia, dove, invece, i prezzi sono rimasti pressoché stabili.

Inox: situazione e previsioni

Inox da rottame ferroso

Per tutto il mese di novembre l’inox è stato acquistato dalle acciaierie nazioni senza grande slancio: per questa ragione i prezzi di questo materiale hanno seguito la medesima scia al ribasso di Molibdeno e Nichel. La correzione del prezzo di acciaio inox si è registrata in tutti quei rottami in cui era presente un maggior quantitativo di Molibdeno. Anche per quanto concerne il rottame in acciaio, i volumi disponibili si sono dimostrati scarsi: tale deficit di rottame ferroso può essere spiegato in parte con la bassa richiesta del materiale e in parte con la tendenza degli operatori di preferire lo stoccaggio del materiale in vista di gennaio. per l’acciaio inox, il mercato europeo non si discosta da quello italiano. In campo internazionale, invece, gli acquisti di rottame in inox risultano costanti, soprattutto per via della buona disponibilità nel far East asiatico. A subire i maggior ribassi sono:

  • acciai rapidi
  • acciai super legati
  • Widia

Ghisa: situazione di mercato del rottame ferroso

Ghisa di affinazione come rottame ferroso

Il mercato del rottame in ghisa è vario, e risulta necessaria una suddivisione fra ghisa di affinazione, ghisa ematite e ghisa sferoidale.

La ghisa di affinazione, a novembre 2023, ha mantenuto un prezzo costante in Italia. Sul mercato internazionale, invece, il prezzo della ghisa è risultato in aumento, sulla scia della crescita dei prezzi registrati per tutte le tipologie di rottame. Stabile la disparità di prezzo fra ghisa proveniente dalla Russia e ghisa proveniente dall’Ucraina. I produttori russi hanno aumentato le richieste di ghisa di affinazione ma non hanno avuto alcun riscontro sul mercato italiano: in altri mercati, anche europei, gli aumenti di prezzo registrati sono compresi fra i 20 e i 30 dollari a tonnellata.
Riguardo la ghisa ematite, invece, si evidenzia una frenata, spinta da un rallentamento della produzione nelle fonderie giustificato da un minor numero di ordini. nonostante ciò i prezzi si sono mantenuti stabili. Anche per la ghisa ematite il maggior offerente di questa materia prima resta la Russia: dal mercato russo la ghisa ematite può essere acquistata a prezzi molto interessanti che, proprio per questo, rendono fuori mercato il prodotto presente in altre sedi.
Passiamo, quindi, alla ghisa per sferoidale. Le fonderie hanno evidenziato un calo degli ordini tanto che il prezzo per questo rottame per gennaio prossimo è ancora incerto. Ordini in calo anche in Germania. Comunque c’è una buona disponibilità di ghisa sferoidale negli stockpile di provenienza russa che arrivano in Italia sia attraverso il mar Nero e i Balcani. Totalmente assente la ghisa per sferoidale di origine brasiliana e sudafricana. Vista l’ampia disponibilità di stockpile non ci sono grosse preoccupazioni sul futuro. Proprio per questo, non ci sono dislivelli di prezzo rispetto a ottobre.